Il termine esofagite si riferisce a una infiammazione a carico dell’esofago del gatto. Le cause sono molteplici e non vi è alcuna predilezione nota in merito a età, razza o genere.
Cause
- Ingestione di agenti irritanti caustici o chimici
- Ernia iatale
- Neoplasia esofagea
- Corpo estraneo esofageo
- Reflusso del succo gastrico o intestinale secondario a molte cause (anestesia generale inclusa)
Sintomi
- Salivazione
L’entità dei segni clinici dipende dalla gravità e dalla profondità dell’infiammazione esofagea. I segni possono non essere particolarmente evidenti ed essere presenti per settimane o mesi oppure essere estremamente gravi a insorgenza acuta.
Diagnosi
Poiché anamnesi, esiti dell’esame fisico e stato di salute generale del gatto con esofagite sono variabili, dovrebbero essere presi in considerazione altri sintomi o patologie durante il processo diagnostico. Questi includono:
- Ernia iatale. Si tratta di una anomalia a carico del diaframma che causa lo spostamento (erniazione) di parte dello stomaco nella cavità toracica.
- Neoplasia esofagea. Può essere associata a infiammazione e causare segni simili.
- Corpi estranei esofagei. Si tratta di oggetti bloccati nell’esofago. Nella maggior parte dei casi essi includono ossa o giocattoli, ma possono anche includere cibo o altre tipologie di oggetti.
- Stenosi esofagea. Si tratta di un restringimento anomalo a carico dell’esofago. Spesso insorge secondariamente a una grave infiammazione esofagea.
- Megaesofago. Si tratta di una condizione caratterizzata da ridotta/assente peristalsi esofagea che spesso si traduce in una dilatazione dell’esofago.
- Diverticolo esofageo, ovvero una estroflessione dell’esofago.
- Anomalia dell’anello vascolare. Si tratta di un disturbo che provoca lo strangolamento o la compressione dell’esofago all’interno di diverse strutture causando megaesofago parziale.
- Melena (emissione di feci di colore scuro dovuto alla presenza di sangue digerito). Può insorgere secondariamente alla ingestione di sangue dovuta a molteplici cause, tra cui grave infiammazione esofagea, infiammazione o ulcerazione a carico del cavo orale o del tratto gastrointestinale o a disordini della coagulazione.
- Dolore dovuto a processi patologici di varia natura. Per esempio, un eventuale dolore a denti, bocca o collo può causare gli stessi sintomi dell’esofagite.
Esami per escludere altri processi patologici
Per giungere a una diagnosi definitiva di esofagite ed escludere altri processi patologici che possono causare sintomi simili, è necessario effettuare determinati esami, tra cui:
- Anamnesi completa ed esame fisico approfondito
- Esame emocromocitometrico completo. Spesso i valori rientrano entro limiti normali. Tuttavia, in caso di infiammazione grave o polmonite secondaria, è possibile rilevare un aumento del numero di globuli bianchi.
- Profilo biochimico per escludere altre patologie sistemiche (patologie renali o epatiche) che possono predisporre a reflusso e, conseguentemente, a esofagite.
- Analisi delle urine
- Radiografie toraciche. Sono necessarie per la valutazione di dimensione e forma dell’esofago e per determinare l’eventuale presenza di un corpo estraneo nonché per la valutazione di una possibile polmonite da inalazione secondaria.
- Esofagogramma (indagine radiografica con mezzo di contrasto, di solito bario). Può rivelarsi necessario qualora gli esami di cui sopra siano inconcludenti. È un esame molto utile per la valutazione della superficie mucosa esofagea e per rilevare l’eventuale presenza di stenosi (restringimento) o dilatazioni.
- Fluoroscopia. Si tratta di uno studio radiologico dinamico della deglutizione di utilità per la valutazione della funzionalità esofagea e per l’identificazione di ipomotilità. Questo esame è molto utile per la diagnosi di alcune patologie esofagee.
- Esofagoscopia. Consente l’ispezione visuale diretta dell’interno dell’esofago. In genere, è la modalità diagnostica più affidabile per la diagnosi di esofagite. La mucosa può apparire arrossata, ulcerata o sanguinante. In caso di dubbio, possono essere raccolti campioni bioptici. Questi possono confermare la diagnosi a seguito di un esame microscopico. Poiché è necessaria l’anestesia, è bene procedere con cautela in considerazione del fatto che, in alcuni casi, essa può aggravare il reflusso di acido gastrico. È pertanto importante appurare il buono stato di salute dell’animale in modo da evitare ulteriori rischi.
Trattamento
Il trattamento dovrebbe mirare a risolvere la patologia sottostante o le condizioni associate. Qualora non sia possibile identificare la causa sottostante, vengono in genere raccomandate misure sintomatiche e talvolta di supporto, quali:
- Inibitori dell’acido gastrico o agenti bloccanti
- Farmaci modificanti la motilità intestinale
- Cambiamenti alimentari
- Farmaci che contribuiscono a lenire e rivestire l’esofago infiammato
- Terapia antibiotica, nei casi di polmonite secondaria
- Rimozione endoscopica di un corpo estraneo
- Intervento chirurgico
- Ricovero e terapia di supporto (nei casi gravi)
- Supporto nutrizionale mediante l’ausilio di un sondino gastrico o nutrizione parenterale (nei casi gravi)
Cosa fare a casa e prevenzione
- Somministrare al gatto tutti i farmaci prescritti ed esclusivamente il cibo raccomandato dal veterinario.
- Poiché molte patologie esofagee possono tradursi in difficoltà deglutitorie o rigurgito, esiste la possibilità che il gatto inali particelle di cibo o saliva. Questo può causare l’insorgere di polmonite da inalazione secondaria. È pertanto opportuno monitorare attentamente il gatto. Si consiglia di contattare prontamente il veterinario qualora l’animale manifesti difficoltà nella respirazione, letargia o tosse.
- Non è possibile prevenire molte cause di esofagite. Tuttavia, un esame e un trattamento tempestivi contribuiranno a velocizzare i tempi di recupero. È consigliabile impedire al gatto di ingerire sostanze caustiche e corpi estranei ed evitare di somministrargli il cibo a tarda notte. La somministrazione notturna di cibo tende a ridurre la pressione dello sfintere gastroesofageo durante il sonno, contribuendo all’insorgere di reflusso.
Fonti
- Michael Willard, DVM, MS, DACVIM – Canine/Feline Esophagitis – Very Common and Very Confusing – VIN
- Bob Sherding – Diagnosis and Management of Feline Esophageal Disease – VIN
- Dr. Bari Spielman – Esophagitis (Inflammation of the Esophagus) in Cats – PetPlace
- Patricia Walters, VIMD, DACVIM, DACVECC – Esophagitis in Small Animals – MSD Veterinary Manual