La pielonefrite è una infiammazione del rene. Nella maggior parte dei casi, è causata da un’infezione batterica per via ascendente dalle basse vie urinarie (vescica urinaria) verso il rene.
La predisposizione alle infezioni può essere aumentata da fattori, quali anomalie congenite, disordini metabolici o immunosoppressione sistemica. Tuttavia, la pielonefrite può insorgere anche in assenza di patologie sottostanti.
I segni clinici associati alla pielonefrite possono essere lievi o passare persino inosservati, sebbene questa condizione, se non trattata, possa portare all’insorgenza di insufficienza renale, sepsi (infezione generalizzata all’intero organismo) ed eventualmente decesso. In genere, a seconda di ogni caso specifico, vengono raccomandate procedure diagnostiche e terapeutiche formulate su base espressamente individuale.
Sintomi della pielonefrite nel cane
- Polidipsia e poliuria
- Dolore addominale o alla schiena
- Minzione dolorosa
- Minzione frequente
- Sforzo durante la minzione
- Presenza di sangue nelle urine
- Urine maleodoranti
- Vomito
- Diarrea
- Letargia
- Perdita di appetito
Diagnosi differenziale
Poiché molte patologie o disturbi possono presentarsi in modo similare, è necessario differenziarli dalla pielonefrite. Essi includono:
- Urolitiasi (calcoli) delle vie urinarie
- Infezione delle basse vie urinarie
- Insufficienza renale cronica
- Prostatite batterica (infiammazione della prostata)
- Metrite (infiammazione dell’utero)
- Altre cause di febbre e dolore addominale, come pancreatite (infiammazione del pancreas) o peritonite (infiammazione della cavità addominale)
- Altre cause di aumento della sete e delle minzioni, come iperadrenocorticismo (sindrome di Cushing), diabete mellito, patologia renale e patologia epatica.
Diagnosi della pielonefrite nel cane
Per diagnosticare la pielonefrite in modo definitivo e per escludere altri processi patologici che possono causare sintomi simili, è necessaria l’esecuzione di determinati test diagnostici.
Esami raccomandati
Anamnesi completa, descrizione dei segni clinici ed esame fisico approfondito sono importanti per il raggiungimento di una diagnosi presuntiva di pielonefrite. Inoltre, sono raccomandati i seguenti esami:
- Esame emocromocitometrico completo. I risultati possono presentare valori entro limiti normali, ma può essere presente una conta elevata di globuli bianchi.
- Profilo biochimico. I risultati possono presentare valori entro limiti normali, ma possono rivelare innalzamenti degli enzimi renali o alterazioni elettrolitiche.
- Analisi delle urine. Può rivelare la presenza di sangue, globuli bianchi, proteine o batteri nelle urine. L’assenza di uno o tutti questi elementi non esclude la pielonefrite.
- Urinocoltura. Viene eseguita per confermare la presenza di una infezione delle vie urinarie. Tuttavia, in alcuni casi di pielonefrite, l’esito può essere negativo.
- Radiografie addominali. Sono una parte importante del processo diagnostico base. Sebbene gli esiti possano essere entro limiti normali, le radiografie addominali possono rivelare cambiamenti nelle dimensioni renali, calcoli urinari o contribuire ad escludere altre patologie e cause dei segni clinici del paziente.
- Ecografia addominale. Viene raccomandata nella maggior parte dei casi in cui si sospetta la presenza di pielonefrite. È di utilità per valutare il rene e per differenziare un’eventuale infezione delle basse vie urinarie da un’infezione delle alte vie urinarie. In presenza di pielonefrite, è possibile osservare cambiamenti caratteristici nella pelvi renale. Nei casi acuti, i reni possono apparire ingrossati, mentre nei casi cronici possono apparire piccoli. L’ecografia, inoltre, è di utilità per valutare la presenza di calcoli nelle vie urinarie. Si tratta di una procedura non invasiva che spesso richiede la competenza di uno specialista.
Esami selezionati su base individuale
Per escludere o diagnosticare condizioni concomitanti, il veterinario può raccomandare ulteriori esami. Questi non sono sempre necessari e vengono selezionati su base individuale a seconda di ogni caso specifico. Tali esami includono:
- Urografia escretoria. Si tratta di uno studio radiografico con mezzo di contrasto (somministrato per via endovenosa) del tratto urinario superiore (reni e ureteri) ed è di utilità per documentare la pielonefrite. L’urografia escretoria contribuisce inoltre a identificare la presenza di calcoli nel tratto urinario e di altre anomalie, quali ureteri ectopici. L’ectopia uretrale è un’anomalia congenita in cui l’uretere (canale escretore del rene che porta l’urina alla vescica) si congiunge alla vescica in una posizione anatomica impropria, causando un corredo di segni clinici, come incontinenza urinaria e infezioni ricorrenti.
- Coltura batterica di un campione prelevato dalla pelvi renale. Per mezzo di una procedura ecoguidata, questo esame può essere particolarmente importante nel paziente che presenta un esito negativo a seguito di un’urinocoltura eseguita su un campione raccolto dalla vescica urinaria.
- Biopsia renale. In alcuni casi, questa procedura invasiva può essere di utilità per diagnosticare la pielonefrite e, in determinati casi, può richiedere un intervento chirurgico esplorativo.
Trattamento della pielonefrite nel cane
Nel caso in cui il paziente sia stabile, il trattamento può essere effettuato a casa, purché l’animale venga monitorato attentamente. La maggior parte dei cani, a seguito di una adeguata terapia, può riprendersi completamente. Nei casi più cronici, la risposta alla terapia può richiedere più tempo e, talvolta, la risposta può essere scarsa. È essenziale che il proprietario del cane segua scrupolosamente tutte le raccomandazioni suggerite dal veterinario. Nel caso in cui insorgano dubbi o preoccupazioni durante il protocollo di trattamento, è bene contattare immediatamente il veterinario.
- Affinché il trattamento sia efficace, è di fondamentale importanza correggere eventuali fattori predisponenti, tra cui ureteri ectopici, urolitiasi o prostatite.
- La terapia antibiotica è la parte più importante del trattamento. Gli antibiotici verranno selezionati sulla base degli esiti della coltura batterica e del test di sensibilità batterica dell’urina o del tessuto renale. È importante che il proprietario somministri al cane tutti i farmaci prescritti attenendosi alle modalità suggerite dal veterinario. In genere, la durata del protocollo di trattamento è pari ad almeno 4-6 settimane.
- Nei cani affetti da insufficienza renale o urolitiasi concomitanti, sono raccomandate modificazioni del regime alimentare.
- In alcuni casi di pielonefrite, possono essere necessarie ospedalizzazione, fluidoterapia per via endovenosa e somministrazione di antibiotici.
- Nei casi di pielonefrite associata o secondaria a calcoli urinari, l’intervento chirurgico può essere necessario.
Follow-up
Il follow-up può essere critico, specie se il cane non migliora in tempi brevi. La pielonefrite, se non risolta, può portare all’insorgenza di insufficienza renale. Pertanto, il follow-up diagnostico è importante per documentare la risoluzione della condizione.
L’urinocoltura e l’analisi delle urine dovranno essere ripetute dopo 7-10 giorni circa l’inizio del trattamento e dopo 1-2 settimane dalla fine della terapia. È importante effettuare urinocolture ogni 2-3 mesi sino all’ottenimento di 3 colture negative. Qualora l’esito dovesse essere positivo, in genere viene raccomandato un ulteriore ciclo di antibiotici, spesso di maggiore durata rispetto al precedente. In alcuni cani, nonostante cicli adeguati e ripetuti di antibiotici, l’infezione può persistere.
Fonti
- Scott A. Brown, VMD, PhD, DACVIM – Pyelonephritis in Small Animals – MSD Veterinary Manual
- Becky Lundgren, DVM – Pyelonephritis in Dogs and Cats – Veterinary Partner
- Tammy Hunter, DVM; Robin Downing, DVM, DAAPM, DACVSMR, CVPP, CRPP – Pyelonephritis (Bacterial Infection of the Kidney) in Dogs – VCA Animal Hospitals
- Dr. Bari Spielman – Pyelonephritis in Dogs – PetPlace
- Bouillon, J., Snead, E., Caswell, J., Feng, C., Hélie, P., & Lemetayer, J. (2018). Pyelonephritis in Dogs: Retrospective Study of 47 Histologically Diagnosed Cases (2005-2015). Journal of veterinary internal medicine, 32(1), 249–259. https://doi.org/10.1111/jvim.14836